Riassorbimento esterno, l’inizio della distruzione.

Caso di trattamento di un riassorbimento esterno , fase chirurgica e fase provvisoria ricostruttiva.

di Jacopo Cioni

Il riassorbimento radicolare si divide in due tipologie cliniche, il riassorbimento interno e quello esterno.

Nel primo caso la lesione si sviluppa a partire dalla polpa dentale e di solito è un reperto occasionale che può essere individuato con una rx magari eseguita per un’altra ragione di indagine. La polpa dentale nel riassorbimento interno si caratterizza per la presenza di uno slargamento facilmente individuabile con contorni piuttosto lineari, almeno nelle fasi iniziali. Non accorgersi della sua presenza porta alla progressiva distruzione della radice e trova una sintomatologia quando ormai il danno è divenuto irreparabile.

Il riassorbimento esterno è altrettanto pericoloso, ma se il paziente esegue visite regolari di igiene orale e controllo può essere più facilmente intercettato. Anche il riassorbimento esterno è asintomatico e di solito si sviluppa a partire dal colletto cervicale.

Una volta posta la diagnosi di riassorbimento bisogna intervenire tempestivamente in quanto il fenomeno può progredire velocemente con la perdita dell’elemento dentale.

Le cause di insorgenza di un riassorbimento radicolare di una radice, interna o esterna che sia, sono dovute ad corto-circuito dell’organismo che si comporta come se il dente fosse un corpo estraneo da eliminare. Il processo che si attiva ricorda molto il riassorbimento radicolare che si verifica nei denti decidui, quelli di latte, nei bambini. In quel caso è la presenza del dente definitivo che crescendo “preme” sulla radice del dente deciduo e innesca il riassorbimento dello stesso. Nel caso del riassorbimento radicolare in denti permanenti si suppone che l’inizio è dato da un trauma, anche di molti anni prima, oppure da infezioni, ma in molti casi risulta difficile trovare una causa precisa.

I riassorbimenti interni se intercettati in tempo possono essere trattati mediante endodonzia insistendo in maniera particolare con i lavaggi con ipoclorito in maniera da distruggere il tessuto granulare che è presente nella lesione e responsabile della lesione stessa. Nel caso di un riassorbimento esterno la terapia è diversa. I riassorbimenti esterni richiedono restauri anche molto complessi a causa della sede profonda e non di rado richiedono l’estrazione di una radice e di tutto il dente e la sua sostituzione con una protesi o un impianto.

In questo articolo vi mostriamo un riassorbimento esterno di notevoli dimensioni, ma intercettato in tempo per tentare una terapia senza coinvolgimento della parte endodontica.

Il paziente, uomo di 38 anni, si è presentato in studio per una seduta di igiene orale periodica. L’igiene orale oltre ad essere fondamentale per la salute parodontale dei nostri denti è contemporaneamente una visita di controllo molto accurata in quanto ogni elemento viene esaminato con cura. Nel caso del paziente in oggetto è stato individuato a livello dell’elemento 23 sul colletto vestibolare una colorazione rosata e una trasparenza dello smalto anomale. Il sondaggio del solco crevicolare a permesso di apprezzare una depressione sulla radice occupata da tessuto duro elastico. La diagnosi di riassorbimento esterno è stata semplice e confermato da una radiografia che ne mostrava una estensione non disprezzabile.

L’intervento è iniziato con una anestesia locoregionale e uno scollamento del colletto gengivario partendo dal 50% del laterale sino al 50% del premolare. Non sono stati eseguiti tagli di svincolo in quanto l’elasticità dei tessuti è stata sufficiente a mettere in evidenza la lesione. Sollevato il tessuto potete notare il tessuto di granulazione subito al disotto del colletto gengivario. Tessuto di granulazione che si estende su tutta la faccia vestibolare dell’elemento.

Dopo aver proceduto all’asportazione del tessuto di granulazione mediante un cucchiaino alveolare si evidenzia l’estensione della lesione sia in senso mesio- distale sia in senso corono-apicale. Il tessuto si rimuove facilmente raschiando con il cucchiaino. Si è provveduto, con una pallina a rosetta, a pulire il fondo della lesione che come in tutti i riassorbimenti si presenta di durezza e consistenza normale. Mediante una pellet di cotone si è disinfettato la cavità con una soluzione di ipoclorito di sodio al 6% che permette non solo di disinfettare ma anche di distruggere eventuali cellule residue del tessuto di granulazione.

Si può vedere il tessuto di granulazione rimosso.

   

Dato che la lesione si era avvicinata pericolosamente alla polpa dentaria ma senza aprire una comunicazione con la stessa si è provveduto ad isolare il fondo con MTA e poi applicare del cemento vetroionomerico come chiusura provvisoria. L’MTA è prezioso in quanto non solo funge da isolante ma induce una riparazione tissutale. Il cemento vetroionomerico è abbastanza resistente ed isolante e allo stesso tempo abbastanza impermeabile ai tessuti orali.

L’intervento è terminato con due punti staccati incrociati e girati posteriormente al dente in maniera da tenere i tessuti riposizionati in tensione.

A 7 giorni sono stati rimossi i punti.

Dott. Jacopo Cioni

Jacopo

Riassorbimento esterno, l’inizio della distruzione.

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